venerdì 18 febbraio 2011

Sismogramma in diretta



Anche se, seduti comodi davanti ai nostri computer, non potremo mai capire ciò che le persone colpite dal terremoto in Abruzzo possono aver provato durante quegli istanti drammatici, questo video, a nostro parere, sintetizza alcuni aspetti importanti da prendere in considerazione, se si desidera provare ad immedesimarsi nella circostanza.
Infatti, solitamente, sull’argomento “terremoto” si preferisce compiere ricerche di tipo statistico, territoriale e scientifico, mentre si tralascia l’aspetto emotivo. Dalla visione di questo contributo non bisogna aspettarsi informazioni tecniche, bensì una panoramica generale dal punto di vista non solo di chi studia il fenomeno, ma anche delle vittime stesse.
Il filo conduttore è l’immagine di un sismogramma, che riproduce il movimento della terra, dai momenti appena precedenti alla scossa fino al culmine dell’intensità del sisma. Contemporaneamente scorrono alcune immagini di vita quotidiana, in particolare un momento di festa o riposo durante la notte del 6 aprile. Vengono messe perciò in evidenza la serenità e l’allegria di persone totalmente inconsapevoli di ciò che di lì a poco sarebbe successo.
La drammaticità degli istanti successivi viene sottolineata dalla colonna sonora, la canzone Post Blue dei Placebo, che accompagna le linee “impazzite” del sismogramma che registra la scossa. Le immagini che seguono sono tristemente note: le macerie, il lavoro dei vigili del fuoco, i funerali.
L’efficacia comunicativa del video consiste dunque nel toccare la sensibilità di coloro che lo guardano utilizzando diversi linguaggi, sia musicale sia visivo. In questo caso la parola scritta non è necessaria: per non rischiare di banalizzare il dolore, a volte, basta lasciar parlare le immagini.


Come parlare di terremoti - valutazione sito ufficiale INGV

Il sito dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia http://www.ingv.it/ , istituto costituito nel 1999,  raccoglie e valorizza le competenze e le risorse di cinque istituti già operanti nell'ambito delle discipline geofisiche e vulcanologiche: l'Istituto Nazionale di Geofisica; l'Osservatorio Vesuviano; l'Istituto Internazionale di Vulcanologia; l'Istituto di Geochimica dei Fluidi; l'Istituto per la Ricerca sul Rischio Sismico.
Esso è fondamentale per conoscere cosa sia un terremoto, come si sviluppi e che cosa provochi, mostrando con numerose mappe le zone colpite da terremoti  e gli effetti che questi provocano.
Il sito è efficace, ma dispersivo e senza un percorso guidato, adatto a navigatori esperti e  completo per  le informazioni, non solo sui terremoti, ma anche su vulcani, oceani  e la Terra. Nel complesso il sito è attendibile, preciso e accurato, e si nota che le informazioni sono scritte da  esperti.
Alcune delle numerose mappe (http://openmap.rm.ingv.it/gmaps/rec/Index.htm) sono complesse, non facilmente interpretabili da visitatori non esperti, anche se la maggior parte è chiara, curata con precisione, e mostra le zone più  colpite dai terremoti e quelle ad alto rischio. Una parte del sito comprende informazioni che si rivolgono anche ai bambini con una particolare sezione adatta a loro (http://portale.ingv.it/portale_ingv/faq/le-domande-dei-bambini/)  , con domande formulate proprio da loro e con risposte brevi, ma essenziali.
Importante è la parte che contiene le informazioni sulle sedi, con le vie e i numeri di telefono per contattarli in caso di necessità e per trovare una risposta esauriente ai propri  problemi, sui terremoti, sui vulcani o su condizioni climatiche particolari.
Inoltre  l'INGV gestisce alcuni musei dedicati alla geofisica e alla vulcanologia e partecipa ad eventi a scopo divulgativo. Essi sono:

Raffaele Bendandi

Nato a  Faenza il 17 ottobre 1893, morto nella stessa città il 3 novembre 1979, ricercatore che a metà del novecento provò a dimostrare scientificamente la prevedibilità dei terremoti, prendendo il considerazione il fenomeno delle maree, guidato da conoscenze astronomiche e convinto che i movimenti della crosta terrestre fossero influenzato dai moti della Luna e dei pianeti. I metodi di Bendandi non furono mai riconosciuti dalla scienza di quel tempo, ma suscitarono scalpore: emblematico fu il caso scatenato dal ricercatore che annunciò un terremoto nel 2011 a Roma (forse una bufala del web); il Corriere della Sera diede diverso spazio al ricercatore, intorno agli anni venti, addirittura  rinominò Bendandi “l’uomo dei terremoti”, poiché previde il terremoto a Sinigaglia nel 1924 e quello del Friuli del 1976.


Non solo Giuliani

Giampaolo Giuliani è diventato improvvisamente noto all’opinione pubblica nazionale dopo le dichiarazioni,  per certi versi incredibili e sorprendenti, rilasciate alla stampa subito dopo la tremenda scossa di terremoto che ha colpito L’Aquila e i paesi limitrofi al capoluogo abruzzese, il 6 Aprile 2009. Il ricercatore, infatti,  sostiene di aver elaborato un metodo in grado di prevedere le scosse sismiche con un anticipo che va dalle 6 alle 24 ore.
Questa notizia ha suscitato molto scalpore e sollevato reazioni diverse provenienti dalla comunità scientifica internazionale, che ha bollato le teorie del ricercatore come “ prive di qualsiasi fondamento scientifico” e dunque da non tenere assolutamente in considerazione. Da sempre, infatti, la scienza sostiene che sia impossibile prevedere i terremoti. Andando indietro nella storia, si scopre, tuttavia, che Giuliani non è il primo ricercatore a sostenere la prevedibilità dei terremoti: anche Raffaele Bendandi, agli inizi del ‘900, dichiarò di avere elaborato una teoria per annunciare in anticipo le scosse sismiche. Nel 1927 dovette abbandonare le sue ricerche, sia per la loro scarsa attendibilità, sia perché avrebbero potuto scoraggiare i turisti a venire in Italia.
Giuliani non è quindi il primo a sostenere tesi di questo genere. Se in Italia la sua ricerca è stata minimizzata da giornali e mezzi di informazione, in un paese ad elevato rischio sismico come il Giappone è stata presa in considerazione e sono stati avviati studi e progetti per capirne di più.
Qui un documento che accetta come vera la teoria di Giuliani sul radon:  

Emanazioni anomale di gas radon

giovedì 17 febbraio 2011

1908 - il terremoto che distrusse Messina e Reggio Calabria

Il terremoto che colpì Messina e Reggio Calabria alle 5.21 del 28 dicembre 1908 è uno degli eventi più catastrofici del XX secolo. La scossa, di magnitudo momento 7.2, XI Mercalli, fu registrata dai sismografi in tutto il mondo. Inoltre si ripeterono attività sismiche di assestamento fino al marzo dell’anno successivo.

«Stamani alle 5:21 negli strumenti dell'Osservatorio è incominciata una impressionante, straordinaria registrazione: le ampiezze dei tracciati sono state così grandi che non sono entrate nei cilindri: misurano oltre 40 centimetri. Da qualche parte sta succedendo qualcosa di grave.»
(Registri dell’Osservatorio Ximeniano di Firenze, 28 dicembre 1908)

Il 90% degli edifici di Messina e gran parte di quelli di Reggio Calabria crollò per il sisma, fu abbattuto dalla conseguente ondata di maremoto o bruciò nei numerosi incendi delle ore seguenti; i danni furono consistenti anche nei centri abitati minori circostanti, sia in Sicilia sia nella penisola. Inoltre le vie di comunicazione e la rete elettrica furono per la maggior parte interrotte. Il numero delle vittime è drammatico: di certo non inferiore ai 90.000 individui, secondo alcune stime arriverebbe addirittura a 120.000.

«Fratelli in Cristo destatevi dal sonno andate a soccorso con zappe e leve con pane e vesti.
Nelle lontane terre dell'arsa Calabria crollano ponti e città i fiumi arretrano il corso sotto le case travolte le creature sepolte vivono ancora chissà.
Batte la campana a stormo.
Pietà fratelli, pietà.»
(Ada Negri, poesia sul terremoto di Messina e Reggio del 1908)

A Messina si trovavano già quattro torpediniere e un incrociatore della Marina Militare Italiana, con i rispettivi equipaggi a bordo: intorno alle 8 del mattino della stessa giornata i marinai riuscirono a sbarcare facendosi strada nelle rovine del porto e a prestare i primi soccorsi.

«Oggi la nave torpediniera “Spica”, da Marina di Nicotera, ha trasmesso alle ore 17,25 un telegramma in cui si dice che buona parte della città di Messina è distrutta. Vi sono molti morti e parecchie centinaia di case crollate. È spaventevole dover provvedere allo sgombero delle macerie, poiché i mezzi locali sono insufficienti. Urgono soccorsi, vettovagliamenti, assistenza ai feriti. Ogni aiuto è inadeguato alla gravità del disastro. Il comandante Passino è morto sotto le macerie.»
(Telegramma spedito al Ministro della Marina, 28 dicembre 1908)

In seguito all’invio di questo telegramma, il Governo mandò altre navi della Marina Italiana a portare aiuti; intervennero inoltre squadre di soccorso dalle flotte straniere.

Secondo alcuni genetisti, il DNA degli abitanti dei centri intorno allo Stretto potrebbe essere stato modificato dal radon, un gas radioattivo, che è comunemente presente in natura, ma che aumenta di concentrazione prima di un terremoto.

Mattia Soldani